In Toscana il volontariato non è solo un insieme di attività: è un tessuto vivo fatto di incontri, sguardi, fragilità accolte e nuove possibilità. Le storie raccolte da Cesvot negli ultimi mesi raccontano esattamente questo: il potere trasformativo di un gesto gratuito, capace di cambiare la vita di chi lo riceve, ma spesso, e ancora di più, di chi lo compie.
«Cesvot non è solo servizi e sostegno agli enti: è prima di tutto relazioni, testimonianze, vite che si incontrano e si ispirano a vicenda», commenta il presidente di Cesvot Luigi Paccosi. «Raccontare queste storie significa mostrare che il volontariato è un’esperienza umana profonda, capace di accendere il desiderio di partecipare e di contribuire davvero al cambiamento delle nostre comunità.»
C’è Sofia, che all’AIPD di Arezzo ha trovato una nuova famiglia: un luogo dove sentirsi vista, riconosciuta, accompagnata nei piccoli e grandi passi della quotidianità.
Ci sono i ragazzi della Scuolina Raggi di Sole, che hanno creato una comunità che cresce grazie alla forza giovane del dono e della presenza, trasformando un doposcuola in un laboratorio di relazioni.
C’è Massimo, che dopo una fase difficile ha scelto di restituire il bene ricevuto: il volontariato lo ha rimesso in piedi, aiutandolo a ritrovare fiducia in sé e negli altri.
E c’è Federica, che ha scoperto nel volontariato un modo per unire comunicazione, ascolto e sensibilità, trasformando il tempo dedicato agli altri in un percorso anche professionale.
Ci sono poi le storie nate dall’incontro: quella di Marwen e Marzia, ad esempio, che raccontano come il volontariato possa essere un ponte tra mondi diversi, un terreno neutro dove si impara e ci si riconosce.
E c’è Sabrina, che nel “fare per gli altri” ha trovato un benessere nuovo, un motivo per uscire, respirare, ritrovare equilibrio.
Troviamo esperienze di cura come quella del Caffè Alzheimer, raccontata attraverso gli occhi di Silvana, dove la comunità si stringe attorno a chi vive la fragilità quotidiana della malattia.
E troviamo scelte che arrivano con l’età della consapevolezza, come quella di Laura, 72 anni, che si è rimessa in gioco per restare parte attiva del mondo che la circonda.
Maria Michela, che lavora con ragazzi con disabilità, racconta che il volontariato l’ha arricchita più di quanto lei potesse dare: la relazione con gli altri la fa crescere e la scoperta quotidiana è una vera scuola di vita. Sofia, invece, dopo sei anni alla Misericordia, confessa che il volontariato l’ha resa più umile: vedere il bisogno concreto degli altri l’ha fatta smettere di lamentarsi per “sciocchezze” e l’ha portata a costruire legami profondi, anche solo durante un trasporto in ambulanza.
Le storie si intrecciano e mostrano un volontariato che parla molte lingue: quella della fragilità che diventa forza, come nel percorso di Salvatore, e quella della trasformazione culturale, come nella testimonianza di Gaia, dove educazione, impegno sociale e visione per il futuro si fondono.
Sono racconti diversi, ma tutti accomunati da un tratto semplice e radicale: il volontariato cambia le persone. Le fa incontrare. Le fa crescere. Le fa stare meglio. E ogni contributo ha importanza, come recita il motto 2025 dell'International Volunteer Day di quest'anno che si celebra in tutto il mondo ogni 5 dicembre.
Leggere queste testimonianze significa entrare in un mosaico vivo, fatto di gesti piccoli e potentissimi, e scoprire come in ogni angolo della Toscana ci sia qualcuno che ogni giorno dedica tempo, energie, attenzione per rendere il mondo un po’ più gentile.
Foto in alto di Federico Barattini.
Se vuoi diventare volontario vai su https://diventavolontario.it/

