Donne, giovani e precari: identikit dei nuovi fragili dal Rapporto Caritas

Mercoledì 23 febbraio 2022

Ci sono soprattutto famiglie di lavoratori fragili fra le 28.467 persone che, tra settembre 2020 e aprile 2021, hanno chiesto l'aiuto delle diocesi toscane.  Questi i numeri  di “Fatti di prossimità, fatti di Vangelo”, Rapporto 2021 sulle povertà nelle diocesi toscane di Caritas Toscana.

L'impatto sociale ed economico di due anni di emergenza sanitaria colpisce infatti soprattutto i lavoratori precari, grigi o al nero, insieme ai lavoratori autonomi, e coloro che non beneficiano di ammortizzatori sociali.

Le richieste di aiuto registrano un 47,4% in più rispetto ai 19.310 dei nove mesi precedenti. 

Sono 7.139 le famiglie che hanno chiesto aiuto per la prima volta nella loro vita, i nuovi poveri rappresentano un quarto di tutti i nuclei monitorati dalla ricerca. Dal punto di vista della distribuzione di genere la componente femminile supera in modo significativo quella maschile (54,4 contro 45,6%), mentre per quanto riguarda la cittadinanza continuano a prevalere i migranti, pari al 58,7% di tutte le persone assistite, anche se si tratta dell'incidenza più bassa mai registrata da Caritas Toscana, ad evidenziare come e quanto i processi d'impoverimento stiano estendendosi anche ai cittadini italiani.

Con riferimento, invece, ai diversi territori della regione, la crisi innescata dalla pandemia sembrerebbe aver colpito soprattutto nella Toscana centrale che è l'area più densamente abitata e anche il tradizionale traino dell'economia regionale ma pure quella che ha pagato il dazio più pesante all'emergenza sanitaria: qui, infatti, le “nuove povertà” superano il 33% contro il 21,6 della Toscana settentrionale e il 17,1 di quella meridionale.

C'è sicuramente il lavoro al centro della mappa delle preoccupazioni incontrate dalle Caritas toscane in questi mesi, soprattutto quello femminile, ma anche, in generale, la condizione giovanile, sia per quanto riguarda la mancanza di opportunità occupazionali che soprattutto per quel che concerne il disagio psico-sociale e più in generale la povertà educativa.

Proprio al tema della povertà educativa i ricercatori di Caritas Toscana hanno dedicato un'indagine specifica da cui emerge un quadro decisamente allarmante: per il 69% dei docenti intervistati, infatti, la pandemia ha aumentato in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti toscani (quota che alle scuole superiori sale addirittura al 76%) a causa soprattutto dell'incremento della povertà e del disagio economico delle famiglie (54%) che si riverbera sulle disuguaglianze nell'accesso ai dispositivi informatici (50,6) ma anche, complici le restrizioni, nella riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%) con il conseguente aumentato rischio di esclusione dei soggetti più fragili (48%).

“La pandemia ha messo in luce un sistema malato: le povertà che sono cresciute durante e a causa della crisi sanitaria, sono in gran parte eredità del passato e hanno radici nella crisi economica, sociale e politica degli anni precedenti. La cura, quindi, delle attuali patologie deve essere strutturale oppure sarà solo terapia palliativa” dichiara Monsignor Roberto Filippini, vescovo incaricato Cet per le Caritas della Toscana. “Non potremo certo disinteressarci del Pnrr e delle formidabili occasioni che potrebbe riservare. Al riguardo auspichiamo che il lavoro di rete, fortemente voluto dalle opportunità di co-programmazione e co-progettazione previste dalla legge, diventi sempre più stile comune e condiviso, sia a livello civile che ecclesiale”.

“Anche noi, nel pieno dell'emergenza pandemica, abbiamo agito alla stregua di ammortizzatori sociali, forse anche provvisoriamente abdicando a quel mandato educativo e promozionale nei confronti della società civile e della comunità cristiana che è scritto nei nostri statuti e carte pastorali – ha aggiunto il delegato regionale Caritas Marcello Suppressa -. Quel mandato, però, dovrà necessariamente tornare ad essere la bussola del nostro abitare i territori e la comunità: si tratta di riportare l'animazione di comunità e l'advocacy al centro del nostro essere Caritas” sostiene Marcello Suppressa, Delegato regionale Caritas.

A questo link il report completo.

×