Storie

Tutti i bambini hanno il diritto di giocare

Intervista a Claudia Protti che insieme a un’altra mamma ha creato il blog “Parchi per tutti”

“Parchi per tutti” è diventato in pochi mesi un blog di successo e una pagina su Facebook con 5mila likers. Come nasce la vostra idea?

L’idea di aprire blog e pagina Facebook nasce dopo l’ennesima faticosa visita al parco giochi insieme a Samuele e Cristian (rispettivamente figlio mio e di Raffaella). Barriere architettonichecome gradini ed erba alta e giochi adatti solo a bambini normodotati. Cristian usa la carrozzina per muoversi e non è in grado di superare un gradino in autonomia con la propria carrozzina così come non è in grado di salire le scale per usare lo scivolo anche se può alzarsi dalla carrozzina. I parchi giochi delle nostre città sono quasi tutti così: non accessibili ai bambini con disabilità. Io e Raffaella abbiamo pensato che potevamo fare qualcosa di piccolo ma importante: sensibilizzare le persone sul diritto al gioco e far conoscere i giochi inclusivi. È questo lo scopo di pagina Facebook e blog. Non ci aspettavamo tanto successo ma siamo ben felici di apprendere che l’argomento interessa a tante persone. Ogni giorno riceviamo messaggi in cui ci viene chiesto come fare a realizzare un parco nella propria città, quali ditte vendono giochi inclusivi, dove sono dislocati i parchi inclusivi già esistenti. Abbiamo anche un obiettivo concreto: riuscire a ottenere un parco giochi per tutti a Santarcangelo di Romagna.

Spieghiamo bene cosa significhi parco ‘accessibile’. Come deve essere progettato, con quali giochi e cosa è assolutamente indispensabile?

Un parco accessibile è un luogo a cui tutti possono accedere senza problemi. Niente barriere architettoniche, percorsi per non vedenti e soprattutto giochi per tutti. Questa si chiama accessibilità e inclusività perché non basta abbattere le barriere, bisogna anche installare giochi che possano essere usati da tutti i bambini. A volte basta poco: un’altalena a cestone che, a differenza di quella classica con la tavoletta di legno o plastica appesa a due catene, permette di stendersi al suo interno e dondolare anche a chi non ha forza ed equilibrio. Rampe al posto delle scale come accesso ad una nave o ad un castello e pannelli sensoriali posizionati in modo che possano essere utilizzati anche da chi è seduto. Di parchi giochi inclusivi in Italia ce ne sono alcuni, ognuno con caratteristiche diverse come quello di Lissone dove è presente anche l’altalena per carrozzine o quello di Vercelli con il bilico munito di schienale e Fontaniva con il suo tunnel gigante accessibile proprio a tutti. Una cosa che non deve mai mancare è l’accessibilità, questa deve essere garantita a tutti. Naturalmente i giochi devono poter essere usati da bambini con diversi tipi di abilità anche se non è facile trovare giochi che possono essere usati proprio da tutti visto che le disabilità sono tante e varie.

Altalena

Sul vostro blog insistete molto sul diritto al gioco per tutti i bambini, sancito anche dalla Convenzione internazionale sull’infanzia. Ma quale è la situazione dei parchi nel nostro Paese e quali sono le maggiori difficoltà che incontrano i bambini disabili?

I parchi giochi inclusivi in Italia sono ancora pochi, la maggior parte, pur non avendo giochi inclusivi, non sono neppure accessibili e questo è un danno sia per i bambini con problemi motori ma anche per una mamma che usa il passeggino per il proprio bimbo o per un anziano che usa il bastone. L’accessibilità purtroppo in Italia non si sa cosa sia. Ci sono barriere ovunque e non ci si rende conto che per tante persone un piccolo gradino significa non poter accedere allo spazio che si trova oltre a quei cinque o dieci centimetri. Non conosco i numeri, in percentuale, dei vari tipi di disabilità che colpiscono i bambini, io ne conosco alcuni con disabilità motoria e vi assicuro che poter accedere al classico parco o riuscire a utilizzare uno o due giochi è quasi impossibile per loro. Gradini, ghiaia, erba alta, altalene senza protezioni, idem per i giochi a molla…

Parchi per tutti nasce anche per sensibilizzare le amministrazioni locali. In che modo si può ‘convincere’ un Comune a progettare parchi accessibili, soprattutto in tempo di crisi? Voi come avete fatto?

Io e Raffaella abbiamo scelto di intraprendere da sole la strada per richiedere un parco giochi inclusivo all’amministrazione comunale inviando prima di tutto una lettera che abbiamo fatto protocollare. Successivamente abbiamo coinvolto alcune associazioni chiedendo loro di sostenere la nostra richiesta inviando a loro volta una. Abbiamo coinvolto i quotidiani locali inviando articoli in cui abbiamo raccontato la nostra esperienza al parco e contattato anche il garante per l’infanzia che a sua volta ha dichiarato di appoggiare la nostra iniziativa. Per ultimo abbiamo chiesto un appuntamento con il Sindaco durante il quale abbiamo spiegato quanto sia importante per i bambini, per tutti, giocare e poter socializzare con i loro coetanei. Abbiamo anche consegnato al Sindaco materiale: cataloghi di giochi inclusivi e le linee guida per la realizzazione di un parco accessibile. Io suggerisco a tutti di provare a percorrere questa strada e naturalmente di coinvolgere più persone possibili: gruppi di mamme, associazioni, quotidiani, siti internet. Spesso i Comuni non hanno soldi da investire in un parco giochi ma abbiamo tante risorse: si possono organizzare eventi di beneficenza, banchetti e chiedere a commercianti locali e istituti bancari di sponsorizzare in parte il parco giochi per tutti.
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