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Parla Marco Festelli presidente Confconsumatori Toscana

Partiamo da qualche dato. La Confconsumatori nasce a Parma nel 1976, quando 437 donne organizzano il primo sciopero dei consumatori in Italia per fermare la speculazione sul prezzo del Parmigiano. Oggi conta oltre 30mila associati in tutta Italia. E in Toscana quali sono i numeri della vostra presenza e quali servizi offrite?
In Toscana, dove siamo nati nel 1995, contiamo oltre 7mila associati e 50 volontari attivi agli sportelli. Sul territorio regionale contiamo, infatti, 10 sedi provinciali e 5 delegazioni comunali, per un totale di 15 sportelli attivi. Di questi ben 13 hanno il marchio ‘Prontoconsumatore’ della Regione Toscana, ovvero rispondono a precisi standard di qualità ed efficacia (orari settimanali, personale volontario qualificato, dotazioni funzionali come telefono, computer, ecc.). Attraverso i nostri sportelli offriamo servizi che ‘coprono’ pressochè tutte le problematiche che incontra il consumatore nella vita quotidiana: dall’assistenza nella lettura e nel reclamo delle bollette di telefono, gas, acqua ai contratti bancari e finanziari, dalle controversie assicurative ai prodotti difettosi. Nel 2011 abbiamo aperto in Toscana oltre 1.100 pratiche, senza contare i servizi di ‘prima assistenza’.

I vostri sportelli rappresentano una sorta di ‘antenna’ sul territorio. Rispetto a quali questioni i cittadini vi chiedono aiuto e in che modo, a vostro avviso, la crisi sta incidendo sulla loro vita?
Il 40% delle nostre pratiche riguarda questioni legate alle utenze, come telefonia, gas, luce e acqua. Ma con l’acuirsi della crisi economica, oltre alle ‘regolari’ contestazioni, abbiamo notato un incremento delle pratiche di rateizzazione delle utenze: troppo spesso, infatti, le famiglie fanno fatica a pagare le bollette di conguaglio, i cui importi mandano in frantumi l’esiguo budget familiare. Sempre maggiore è inoltre il numero di cittadini che si rivolgono a noi per controversie, contestazioni e richieste di dilazioni con le società finanziarie. Purtroppo le famiglie sono sempre più indebitate e devono ‘fare i conti’ anche con piccoli prestiti.

Acqua, sanità, rifiuti, trasporti… Quale è la situazione in Toscana in termine di tariffe e qualità dei servizi pubblici locali?
Le tariffe dei servizi pubblici paiono sempre più insostenibili ed ingiustificate. Soprattutto acqua e spazzatura pesano troppo sui bilanci delle famiglie e troppo spesso è facile, per i gestori, il ricorso all’aumento tariffario diretto o indiretto attraverso balzelli subdoli, come il deposito cauzionale. Siamo stati e siamo in prima linea contro Publiacqua proprio per l’ingiusto deposito cauzionale, irretroattivamente pensato e poi rimangiato (anche grazie ad una nostra causa con 70 utenti di Prato e Pistoia). La qualità dei servizi è poi una chimera sbandierata unidirezionalmente dai gestori. Non esiste in Toscana alcuna applicazione dell'art. 2 della Legge finanziaria 2008, che prevede la definizione di standard di qualità, carte dei servizi e soprattutto di controlli sul campo con l’intervento dei consumatori...

Oggi in Italia i cittadini possono contare anche sulla cosiddetta ‘class action’. Molto se ne è parlato, ad esempio, in occasione del disastro della nave Concordia. Ma come e quando possiamo avvalerci di questo strumento?
Innanzitutto dobbiamo dire che si tratta di uno strumento inattuato ed inattuabile. L’azione è mal congegnata, difficoltosa e farraginosa, sicchè ad oggi è solo sulla carta. Oltre tutto nel nostro ordinamento giuridico, che postula l’interesse diretto di una parte al processo, è un elemento estraneo proprio ai criteri generali del processo. E’, insomma, fumo negli occhi. Meglio avrebbe fatto il legislatore a favorire le ‘azioni cumulative’, quando cioè più cittadini si trovano  contro un unico soggetto economico ed hanno più o meno la medesima posizione contrattuale, favorendone la rappresentanza attraverso le associazioni dei consumatori.

Torniamo ai servizi pubblici locali. In che modo è possibile garantire più partecipazione e controllo da parte dei cittadini?
Basterebbe applicare la Legge finanziaria 2008. Come dicevo, quella legge ha previsto, in modo innovativo, l’esecuzione di controlli da parte delle associazioni dei consumatori, controlli sul campo con spese a carico del gestore del servizio. La chiave di volta era ed è appunto questa. Le commissioni bilaterali vanno bene se poi è l’utenza, attraverso i propri rappresentanti, a controllare. Altrimenti resta tutto un castello di sabbia. Oltre tutto le carte dei servizi dovrebbero ricevere l’approvazione delle associazioni dei consumatori, la legge non prevede la mera consultazione ma un meccanismo attraverso il quale solo con la volontà delle associazioni si dovrebbero determinare i criteri di qualità. Per migliorare la situazione basterebbe quindi applicare quello che già è previsto, mettendo a disposizione anche le risorse necessarie ai controlli, perchè le associazioni, che vivono grazie al lavoro di pochi volontari, non possono certo competere con colossi societari.
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