Storie

Voglia di solidarietà

Sono arrivata a Siena dalla Costa d'Avorio per curare mio figlio il racconto di Yachie Lylie Yando

Yachie Lylie Yando è una cittadina ivoriana laureata in Scienze politiche e specializzanda in Scienze internazionali all’Università degli Studi di Siena. E’ sposata dal 2000 con un cittadino ivoriano e ha 3 figli. E’ co-fondatrice e attualmente presidente dell’Associazione Amici della Costa d’Avorio e dell’Africa di Siena.

Quale è stato il percorso personale che l’ha portata a costituire un’associazione di volontariato?
Nel gennaio 2003, grazie al contributo della Regione Toscana nell’ambito della cooperazione sanitaria internazionale, del Comune di Prato e del Policlinico Santa Maria della Scala di Siena, sono arrivata dalla Costa d’Avorio a Siena esclusivamente per curare il mio primogenito, affetto fin dalla nascita da una malattia grave e congenita. Dopo tanti anni di cura mio figlio è guarito e ho sentito l’esigenza, dopo l’aiuto ricevuto, di aiutare gli altri. Così nel 2008 è nata l’idea di fondare l’associazione di volontariato Amici della Costa d’Avorio e dell’Africa, che offre assistenza scolastica e mediazione linguistica a bambini e ragazzi stranieri nelle scuole elementari e medie di Siena, così da favorire la loro integrazione socioculturale.

Ancora oggi in Italia non sono molte le donne alla guida di associazioni di volontariato, tanto più se guardiamo alle donne migranti. Secondo lei perché?
In generale, la vita quotidiana per le donne è spesso piena di impegni legati al lavoro e alla famiglia e non consente di dedicarsi anche alle attività di volontariato. Questo vale ancora di più per le donne migranti. Quelle che sono arrivate in Italia da sole spesso svolgono diversi piccoli lavori contemporaneamente, per potersi mantenere e per aiutare la famiglia nel paese di origine. Le donne migranti che hanno famiglia in Italia si dedicano soprattutto alla cura dei figli, specialmente quando ne hanno più di due minorenni.




[caption id=attachment_5626 align=aligncenter width=505]Due Due volontarie Abio all'Ospedale Meyer[/caption]


Quali difficoltà ha trovato, in quanto donna e in quanto cittadina straniera, nel suo percorso di integrazione nel nostro paese?

Personalmente, non ho avuto particolari problemi. Ho sentito fin da subito la necessità di integrarmi. Ho cominciato svolgendo attività di volontariato e di solidarietà e frequentando l’Università di Siena a partire dal 2009.

Secondo lei, quali sono le principali difficoltà che incontra una donna africana nel vivere in Italia?
La maggiore difficoltà è quella di trovare un lavoro adeguato, perché a volte la donna africana è vittima di razzismo, anche nel reperire occupazioni di tipo assistenziale presso i domicili. C’è chi preferisce le donne dell’Europa orientale piuttosto che le donne africane, soprattutto se donne di colore.

Secondo la sua esperienza, perché il volontariato può essere uno strumento per facilitare l’inclusione sociale?
A mio avviso, il volontariato è un valido strumento per facilitare l’integrazione perché offre agli immigrati provenienti dai paesi più diversi presenti sul territorio italiano la possibilità di aggregarsi, lavorare e collaborare insieme per motivi di solidarietà umana, senza distinzione di razza, sesso, condizione sociale e religione.

Associazione Amici della Costa d’Avorio e dell’Africa
Via Tito Sarrocchi, 54 - 53100 Siena
Tel. 328.3836647
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