Storie

A Pisa l’economia solidale è in rete

Parla Massimo Ronchieri di Res Pisa

Come nasce la Rete di Economia Solidale di Pisa?
Nel 2005 si è costituito il Tavolo Promotore della Rete di Economia Solidale (Res Pisa) con l’obiettivo di costruire una rete locale di economia solidale, garantendone la sostenibilità e ponendo al centro le persone e le loro relazioni, i diritti, l’ambiente, la pace. Al Tavolo  hanno aderito i Gas, Botteghe del commercio equo, associazioni che si occupano di ambiente, salute, migranti, squilibrio Nord-Sud e poi cooperative sociali e di produzione lavoro, agricoltori biologici, rappresentanti della finanza etica. L’obiettivo. Nel 2008 si è costituita l’associazione Odes - Officina Economia Solidale, dove per economia solidale (dal greco ôikos: casa e némein: ripartire, distribuire) si intende le gestione equa ed equilibrata delle risorse che sono a disposizione nella casa comune. Nel 2010 nasce, infine, il Distretto di Economia Solidale Alt(r)o Tirreno ovvero “un insieme di persone ed enti che scambiano tra di loro, secondo principi, regole e comportamenti condivisi, prodotti, servizi, relazioni, tempo, beni, conoscenze, denaro”. Per far conoscere la Rete e coinvolgere i cittadini promuoviamo ogni anno la Festa dell’Economia Solidale.

Quanti soggetti fanno parte del Distretto di economia solidale e che tipo di attività svolge?

Oggi aderiscono 30 organizzazioni e il lavoro che cerchiamo di fare è soprattutto di animazione, ovvero tessere legami e connessioni tra tutte quelle iniziative riconducibili ad una visione comune: costruire una società inclusiva dove siano valorizzate le differenze e rispettati i diritti di tutti, dove le pratiche economiche abbiano al centro le relazioni, il bene comune, la sostenibilità sociale e ambientale e siano regolate da eticità, sobrietà, equità, solidarietà, nonviolenza. Il Des non ha una forma giuridica, è una rete informale e non esistono rappresentanze. Ciò significa che è lasciata piena libertà ed autonomia ai processi che nascono, non c’è il rischio di imbrigliare i progetti dando la sensazione ai cittadini di partecipare a qualcosa di già deciso. Allo stesso tempo, però, è difficile fare una ‘fotografia’ che renda la dimensione e la vivacità del movimento. Questi i cantieri /laboratori che ad oggi compongono la rete del Des: finanza etica (Banca Etica, MagEsco, Arcipelago Scec), Gruppo Terra (Filiera del pane, Caps-Comunità agricola di promozione sociale, pre-finanziamento produttore albicocche, C.o.s.a. Comunità agricola a sostegno dell'agricoltura), Rasas-Rete per l’approccio sostenibile alla salute, Banca del Tempo, Gruppo Energia, Gruppo Campagne.

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Caps-Comunità agricola di promozione sociale. Di cosa si tratta?
(Faccio una premessa. Io sono un associato della Caps e quindi – come cercavo di spiegare prima - posso raccontare il progetto come associato, non sono un ‘rappresentante’ dell’associazione). Alla Caps partecipano circa 130 persone/famiglie, una persona coltiva la terra e le altre sostengono l’attività agricola (comunità). Il senso è quello di uscire dalla logica di pagare la verdura a peso per passare ad un'idea di comunità agricola, intervenendo direttamente ed in maniera partecipata nell’attività di produzione. L'obiettivo è rendere sostenibile l'attività agricola garantendo dignità lavorativa a chi produce (tutele e salario dignitoso), coltivazioni nel rispetto della terra (biologica/biodinamica) e filiera corta. Al coltivatore viene garantito uno stipendio di base e le famiglie ricevono la verdura a seconda di quanto la terra offre. La comunità stessa in alcuni momenti sostiene chi lavora la terra offrendo parte del suo tempo. La comunità diventa parte integrante della produzione, il contadino è parte integrante della comunità. Si crea così una sinergia di scambio, una comunità virtuosa.

Per ulteriori informazioni: www.respisa.org

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