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Il racconto di Emily, giovane volontaria di Angeli del Bello

Spesso le persone migliori si trovano tra coloro che fanno volontariato. Tale aspetto è riscontrabile in paesi e in culture differenti.

Mi chiamo Emily e sono una studentessa americana. Vivo a Firenze da tre mesi e in questa città mi sento come se fossi a casa mia. Ho avuto la fortuna di fare volontariato in tante realtà diverse, durante la mia esperienza di studio a Firenze. Oltre ad avere appreso molte cose importanti della cultura, della lingua e della politica dell’Italia, ho imparato cosa vuol dire veramente essere una volontaria.

Ovunque, nel mondo, ci sono problemi importanti e complessi, ma è sempre possibile trovare delle persone disposte a offrire il loro aiuto per risolverli. Durante il periodo che ho trascorso facendo volontariato con gli “Angeli del Bello”, “Una mela per la vita” e “Corri la vita”, ho capito che il legame che unisce tutti coloro che dedicano il loro tempo per gli altri è universale. Lavoriamo tutti insieme per risolvere i problemi della nostra comunità, del nostro paese e del mondo intero: questa è davvero una cosa bellissima!

Sebbene rimanga decisamente questo legame universale, ho notato alcune differenze tra il volontariato negli Stati Uniti e in Italia. La cultura riguarda tutti gli aspetti della vita. Possiamo vederne gli effetti in paesi e in luoghi differenti: tra le persone, nelle lingue, negli stili di vita e anche nel volontariato.

L’approccio italiano al volontariato è fondamentalmente diverso da quello americano. Negli Stati Uniti, le attività di volontariato sono gestite secondo un programma specifico e definito. I volontari sono tenuti a seguire uno schema prefissato per tutta la durata della loro attività, sia essa giornaliera o settimanale. Naturalmente, vi sono anche dei momenti di svago e distrazione, ma l’obiettivo principale è il risultato finale; la cosa più importante è quello che si è portato a compimento. Il sistema americano è, quindi, improntato alla massima efficienza.

In Italia, invece, il ritmo del lavoro è apparentemente più rilassato: spesso non c’è un programma rigido che deve essere seguito. Può capitare che i volontari inizino la loro attività senza un’idea precisa di quello che dovrà essere fatto (di frequente, le attività vengono decise sul momento). I volontari, mentre lavorano, parlano tra di loro e si conoscono meglio; e, soprattutto, passano dei momenti molto piacevoli in compagnia. Sebbene il risultato finale sia molto importante, altrettanto importante è come ci si arriva.

A mio parere, non è possibile stabilire quale sia, in assoluto, il sistema di volontariato migliore tra quello americano e quello italiano. Ci sono pregi e difetti in entrambi ed è molto interessante analizzare le differenze e metterle a confronto. In ogni caso, la cosa più importante è riconoscere il legame che ci unisce nel nostro impegno per risolvere i problemi che affliggono le nostre società e il mondo. Anche se esistono delle differenze, in realtà siamo tutti molto più simili che diversi.

Emily è una studentessa americana di inglese e psicologia. Vive in California e studia alla UCLA a Los Angeles. Ha venti anni ed è al terzo anno di università. Finirà i suoi studi nel 2016, dopo di che vorrebbe continuare a viaggiare e sperimentare altre culture.

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