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Ci si avvia a un'estate calda, almeno in carcere. In Italia in agosto si raggiungerà la quota record dei 70.000 detenuti e in Toscana a fine aprile erano presenti già 4.382 persone rispetto a una capienza regolamentare di 3.180. Il sovraffollamento pesa molto sulle condizioni di vita quotidiana; incide sull'esercizio dei diritti minimi ma essenziali. Si soffre per la coabitazione forzata, per i servizi igienici, per l'alimentazione, per i colloqui con gli avvocati e con la famiglia, per il lavoro, lo studio e le attività trattamentali.

Il Governo e l'Amministrazione Penitenziaria hanno una sola idea, quella di costruire nuove carceri; il ministro Alfano ha fatto riferimento a quota ottantamila come obiettivo del programma di edilizia. Già oggi il carcere è pieno di tossicodipendenti, di immigrati, di poveri e di emarginati per cui la definizione comunemente usata è quella di discarica sociale.

Di fronte a una detenzione per il cinquanta per cento dei casi dovuta alla legge sulle droghe, si dovrebbe avere il coraggio di mettere in discussione la scelta proibizionista e punitiva. Invece chi ha la responsabilità di decidere della libertà dei cittadini preferisce agire come gli struzzi. Detenzione sociale, detenzione etnica, detenzione generazionale di soggetti deboli che subiscono violenza e tortura e rispondono nel silenzio, con il suicidio e l'autolesionismo.

In Toscana l'anno scorsi si sono verificati 2318 eventi che l'amministrazione penitenziaria definisce critici e che io preferisco chiamare tragici: 8 suicidi, 155 tentati suicidi, 974 atti di autolesionismo, 480 scioperi della fame.

Come garante dei diritti dei detenuti, ho iniziato a diffondere tra i reclusi di Sollicciano un modello di reclamo da consegnare al magistrato di sorveglianza, per chiedere il rispetto delle norme dell'ordinamento penitenziario e del regolamento di attuazione del 2000 rimasto inapplicato. Si tratta di uno strumento di rivendicazione pacifico che intende anche evitare che la rabbia prenda strade di protesta violenta e incontrollata.

Sto insistendo da mesi perché la Regione Toscana attui un progetto pilota per l'uscita dal carcere di un numero significativo di tossicodipendenti. La scelta delle misure alternative per tutti i detenuti, ma in particolare per i tossicodipendenti, avrebbe il risultato di far diminuire la recidiva e di offrire una chance di vita diversa.

La sorte del carcere di Empoli è ancora un mistero: ho denunciato la chiusura per oltre un anno di quell'istituto e ho anche fatto uno sciopero della fame per protestare contro la decisione del ministro Alfano di bloccare l'esperimento di un luogo specifico per le detenute transessuali. E' un simbolo della confusione mentale e dell'arroganza del potere. C'è molto da fare per evitare l'Apocalisse.

Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze.
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