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Storia di D. che da due anni frequenta a Pisa il centro per uomini maltrattanti “Nuovo Maschile”

In Toscana i centri per uomini autori di violenze sono 6, come risulta dall’ultimo rapporto regionale sulla violenza di genere. Dal 2016 ad oggi hanno accolto 297 uomini, solo nel 2018 sono stati trattati 127 casi. Sono uomini tra i 30 e i 59 anni, con una maggior concentrazione nella fascia d’età 40-49. La violenza fa parte anche del passato della maggior parte degli uomini che si sono rivolti ai Centri: 44 uomini su 66 dichiarano, infatti, di essere stati vittime di violenza durante l'infanzia, in maniera diretta o come testimoni.

La maggioranza arriva ai centri su segnalazione di un servizio pubblico (carcere, servizi sociali, tribunale) ma qualcuno contatta il centro volontariamente perché capisce di avere un problema, di aver superato un limite. È questo il caso di D., 43 anni, operaio, che due anni e mezzo fa ha deciso di contattare l’associazione Nuovo Maschile di Pisa che dal 2012 accoglie uomini  che  agiscono violenza e uomini che hanno subito violenza.

Anche D. è un uomo che da piccolo ha subito la violenza del padre. “Avevo giurato a me stesso che mai avrei fatto come mio padre e invece stavo diventando come lui”. Il racconto di D. è lucido e consapevole. Alla domanda cosa lo abbia spinto a rivolgersi all’associazione Nuovo Maschile, risponde deciso “il grande amore per mia moglie e per le mie figlie”. Sì, perché da tempo quel rapporto non andava, le discussioni, i litigi erano continui. “Io mi arrabbiavo tanto con lei, fino a che una volta le ho mollato un ceffone”, e qui la voce di D. si interrompe.“E poi ho pensato alle mie figlie. Dovevo proteggerle. Ero sempre teso, non riuscivo a gestirmi e un giorno mi sono arrabbiato tanto, non ricordo per cosa, e ho visto la mia bimba coprirsi il viso. Ecco lì è scattato un campanello d’allarme perché davanti ai tuoi figli che hanno paura di te deve scattere un campanello. La tua bimba non può avere paura di te”.

Grazie all’associazione Nuovo Maschile D. ha cominciato a frequentare un gruppo psicoeducativo per uomini maltrattanti e con loro è iniziato il suo percorso di consapevolezza. “All’inizio è stata molto dura ma il lavoro in gruppo aiuta moltissimo. Si impara a dialogare, ad avere fiducia l’uno nell’altro, a pensare a ciò che facciamo e diciamo. Al bar con gli amici, quando fai la la battutina cretina su una ragazza oppure la fischi mentre passa non ci pensi, non pensi perché lo hai fatto. Invece dentro al gruppo ci facciamo tante domande e cerchiamo di capire, ad esempio, perché sentiamo il bisogno di fischiare una ragazza e perché non pensiamo minimamente a quello che prova lei, a come si sente. Ecco frequentare il gruppo significa anche imparare a stare tra uomini in modo diverso e questo è molto importante”.

All’interno del gruppo vige la regola che non si parla fuori e non ci si incontra mai fuori dal gruppo. Questa è per D. una regola importantissima “perché quando si è tra uomini, ad esempio al bar, scattano quasi inconsapevolmente certi comportamenti e discorsi giustificatori. Nel gruppo, invece, ragioniamo sui nostri comportamenti e pensieri anche solo partendo dall’analisi di una pubblicità e fa effetto rendersi conto che i condizionamenti sono tanti. Il corpo delle donne è continuamente ‘in vendita’. E attenzione, non è la nudità il problema ma come viene proposta”, ci tiene a precisare D.

Oggi la vita di D. è cambiata. È proprio la quotidianità che è cambiata. Sto imparando a riconoscere e gestire la mia rabbia, sento quando arriva e cerco di gestirla. Sembra una sciocchezza ma io adesso non mi arrabbio più, ad esempio, in macchina. Ora il clacson potrebbero levarmelo perché non lo uso praticamente più. Vivo e lascio vivere”. E anche i rapporti con la moglie sono cambiati, in meglio. “Mia moglie oggi mi dà fiducia, se mi arrabbio non ha più paura come prima, non cerca subito di tranquillizzarmi ma lascia che sia io a gestire la mia rabbia. Sentire che la tua compagna ha fiducia in te ti dà una scossa esagerata. E anch’io non ho più tanta paura delle mie emozioni, non le allontano ma anzi cerco di starci dentro. Insomma sento che questo percorso mi fa bene e credo farebbe bene a tutti gli uomini”.

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