La campagna del mese

La pubblicità degli eventi

Le associazioni di volontariato organizzano moltissimi eventi quotidianamente, per promuovere tutte le dinamiche di partecipazione, coinvolgimento, reclutamento e fundraising che sono alla base della loro vita associativa.
Questi eventi fanno parte di un più complesso sistema di azioni di “marketing associativo” che devono essere messe a valore in termini di impatto e memorizzazione: insieme devono quindi catturare l'attenzione del target potenziale (i futuri volontari) e del target più allargato (l'opinione pubblica volontarie), stimolare l'interesse dei target, suscitarne un desiderio di partecipazione, e spingerli all'azione (dalla più banale micro-donazione, alla partecipazione a questo evento, fino alla più complessa adesione associativa).

In questa attività di comunicazione pubblicitaria, il manifesto degli eventi deve essere il motore visivo ed iconografico di tutti questi obiettivi; la comunicazione deve essere chiara, possibilmente d'impatto oltre che didascalica, ma in qualche modo anche evocativa ed accattivante.
Il caso che portiamo oggi alla vostra attenzione è soltanto un esempio (e vi garantisco nemmeno uno dei peggiori), ma è un esempio di alcuni degli errori più comuni che si compiono nel comporre questo tipo di annunci, di come si rischia di vanificare, banalizzare, indebolire il messaggio pubblicitario con una grafica non adeguata, in conclusione rendendo inutile (quando non addirittura negativa) la pubblicità e i soldi spesi per pianificarla.

Nell'esempio i contenuti sono perfetti, è il contenitore che risulta non adeguato, e vi dò di seguito le mie perplessità.

Errore 1) I testi
Ho contato almeno 4 font diversi (gli stili di testo); sarebbe come scrivere una lettera con quattro penne di colore diverso, e con quattro calligrafie diverse. Inoltre questi font non sono coerenti in ordine al ruolo dei testi (titoli, sottotitoli e corpo dei testi); questo significa confusione, difficoltà di lettura, e perciò i testi non si leggono.

Errore 2) L'immagine
Il tentativo di giocare con la terra e la finestra, e la soluzione grafica adottata sono entrambi molto basici (un facile e quindi scontato calembour illustrato); i colori e la posizione dei testi “terra solidale” e “finestra sul mondo…” sono talmente schiacciati e confusi addosso al resto da risultare illeggibili ad una lettura distratta e perciò le immagini non si vedono (nel senso che non si decodificano).

Errore 3) Il numero di informazioni
Se questo è un manifesto in affissione, bisognerebbe essere ad un semaforo rosso di durata eterna per riuscire a leggere tutto; nell'esempio le informazioni essenziali (le date, gli eventi, gli argomenti) sono confuse in una macchia di colore blu, ci vorrebbero almeno 30 secondi per guardare, decodificare, capire, memorizzare il testo, e perciò le informazioni non si memorizzano.

In mezzo al traffico (anche di un paesino piccolo) abbiamo 30 secondi da dedicare a un manifesto? No, ma mi si ribatte facilmente che chi va a piedi ha 30 secondi; quindi come minimo dobbiamo scartare almeno il 50% della popolazione (e lo stesso manifesto quindi renderà la metà, o in altre parole costerà il doppio). Se questo invece è un volantino, provate a pensare con freddezza e distacco a quanto tempo gli avreste dedicato (prima di cestinarlo…).

La fruizione della pubblicità da parte del consumatore è un atto spietato, senza prova d'appello, senza feriti né prigionieri.
Il cervello umano, continuamente aggredito da stimoli sensoriali e di contenuto, si difende dalla vera e propria “demenza da eccesso di informazioni” in vari modi: cancellando subito le informazioni che non gli servono, non memorizzando quelle che non gli interessano, non decodificando quelle che non gli piacciono nemmeno da un punto di vista estetico.

Una pubblicità brutta non si ricorda, una pubblicità confusa non si memorizza, una pubblicità poco chiara non incide nelle menti; una pubblicità brutta, confusa o soltanto poco chiara rende un servizio negativo, insinuando questa bruttezza, confusione, poca chiarezza nel cervello del consumatore, che userà questa sua opinione negativa inconsciamente (ma purtroppo anche automaticamente) per valutare rapidamente il logo di chi gliela ha proposta.

Mi raccomando quindi: meno cose, meglio dette.

Alla prossima e fate pubblicità.

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