Gli approfondimenti di Cesvot

Impariamo a fare rete

Come si fa il “lavoro di rete”? E’ da questa domanda che ha preso le mosse il corso di formazione “Lavoro di rete e progettazione partecipata nel volontariato. Laboratorio per il volontariato”, organizzato da Cesvot a Livorno tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Il percorso ha coinvolto un gruppo di volontari provenienti da 18 associazioni toscane appartenenti a famiglie associative diverse - come Misericordia, Cif, Legambiente, Anteas, Arci - elemento che ha favorito una positiva interazione e scambio di esperienze.

Teoria e pratica si sono alternate in un lavoro progressivo di approfondimento sui concetti chiave della rete e della progettazione partecipata: due modalità di lavoro che, se da un lato sono sempre più richieste nell’ambito della progettazione per il volontariato e nell’accesso a bandi pubblici e privati, dall’altro rappresentano un’opportunità di sviluppo di quella che viene definita come solidarietà interna. Oltre alla solidarietà esterna propria dell’opera di volontariato declinata secondo le specifiche missioni associative, esiste una solidarietà che il volontariato produce attraverso lo scambio di rete. Questo elemento desta sempre novità e genera entusiasmo, lo stesso sentimento riscontrato al termine del corso nei partecipanti. Elemento da non dare per scontato, visto che la densità dei legami tra i vari nodi delle reti del volontariato sono generalmente (e in modo sorprendente) molto basse. Il che lascia tutto lo spazio per un lavoro da realizzare, un potenziale assolutamente di grande interesse.

corsoLa formazione supporta questi processi di sviluppo attivando modalità esperienziali, simulazioni d’aula e costruzione di elaborati anche attraverso la formazione a distanza (fad). Un mix di strumenti tutti diretti ad innescare (suscitare) un fuoco di interesse e motivazione a fare rete. Dalla teoria, infatti, è necessario passare alla pratica. E troppo spesso, anche nell’ambito della progettazione, si evidenziano esperienze solo formali ma prive di scambio sostanziale, che talora si limitano all’attivazione di partnership in occasione della presentazione dei progetti, poi poco esperite in fase realizzativa. Non far rete significa rinunciare ad un potenziale che può produrre solidarietà, legami sociali, coesione e solidarietà tra organizzazioni e tra persone.

Far rete, significa anche dotarsi di strumenti conoscitivi, approcci, metodologie e tecniche che sostengano lo sforzo, talora anche non privo di ostacoli e fatiche. Dalle condivisione delle premesse nel lavoro di rete, alla definizione di regole condivise e modalità di governo della rete, fino ad arrivare a modalità riflessive del lavoro di rete: questi i passi principali toccati nel corso, questi i territori da esplorare nell’esperienza concreta del lavoro di rete. Non resta che augurare a tutti un buon lavoro di rete!
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