Il tema

Cohousing: la nuova dimensione dell’abitare

Nella lingua italiana, come in quella inglese, i prefissi sono elementi linguistici, destinati ad alterare/modificare il significato della parola base che precedono. Il suffisso 'co' prevede l’aggiunta del significato 'insieme', per cui 'co-operare', significa “operare insieme”. Fra il grande numero di neologismi creati dal suffisso 'co', troviamo la parola inglese che ci interessa: 'cohousing' che in italiano potrebbe ben essere tradotta con 'coabitazione', se non fosse che nel tradurla verrebbero persi i significati specifici e internazionalmente riconosciuti attribuibili al neologismo inglese. Infatti la parola inglese 'cohousing' connota un significato più ampio del solo “abitare insieme” ed è per questo motivo che, nel suo uso comune, non viene tradotta.

La parola cohousing identifica un insediamento abitativo composto da alloggi privati corredati da spazi comuni dove svolgere le attività della comunità. Si tratta quindi di una coabitazione intenzionale ed elettiva mirata a forme solidaristiche, di risparmio e di minor impatto sull’ambiente circostante. L’integrazione fra i diversi nuclei di un cohousing è moderata in quanto prevede di mantenere economie familiari autonome ma attente alle attività ed i progetti comuni.

La progettazione partecipata degli edifici e degli spazi comuni costituisce elemento essenziale affinché si possano soddisfare le esigenze specifiche del gruppo. Appartenendo a ceti non abbienti i cohouser mirano a realizzare risparmi laddove possibile. Per questo si prefiggono l’utilizzo di autocostruzione e autoristrutturazione, laddove la normativa lo consenta. Questa possibilità del cohouser di auto-costruirsi la propria casa, apre scenari di gratificazione ed integrazione sociale/affettiva sconosciuti ad insediamenti di altro tipo.

Sebbene nel suo intrinseco significato non abbia finalità specifiche sociali, il cohousing si configura in particolari condizioni, quale modalità che favorisce l’inserimento di categorie svantaggiate o bisognose di cure particolari. In questo senso, componenti diversamente abili o appartenenti alla terza età, trovano un habitat ideale, soprattutto nel caso in cui Amministrazioni Pubbliche e insediamenti cohousing collaborino per il riutilizzo di edifici pubblici in disuso.

Storicamente il cohousing nasce nel nord Europa, dove vengono fondate centinaia di insediamenti negli anni '60-'80 del secolo scorso. Successivamente si diffonde negli Stati Uniti e in Australia. In Italia arriva nel primi anni del nuovo secolo, e oggi si articola in una quindicina di associazioni che operano a livello regionale e che riescono a fondare i primi insediamenti a partire dalla seconda decade.

Logo_cohousing_in_ToscanaIl cohousing in Italia si propone come alternativa agli ambienti alienanti dei grandi condomini urbani, privilegiando le relazioni e la solidarietà e mettendo al centro la comunità. In questo ambito è attiva dal 2008 l’associazione di promozione sociale Cohousing in Toscana che opera nella divulgazione verso il pubblico di questa diversa modalità abitativa, nella relazione con le amministrazioni locali per l’adattamento delle normative e nell’insediamento di nuovi cohousing. In particolare, l’associazione ha costituito due gruppi che sono focalizzati sulla creazione di insediamenti urbani nella città di Firenze e di insediamenti rurali nelle vicinanze di Firenze.

Ben consapevoli delle difficoltà insite nella vita in comune, l’associazione si è dotata da tempo di strumenti atti a facilitare la coabitazione ed a prevenire/risolvere i conflitti. Il principale è la comunicazione empatica, che adottando un ascolto attento dei bisogni propri ed altrui, consente una convivenza pacifica, laboriosa e rispettosa. Non meno importante è lo strumento decisionale non-maggioritario del metodo del consenso attraverso il quale si arriva a decisioni partecipate senza dover umiliare un’eventuale minoranza. Laddove tutto questo non funzionasse, si adotta il metodo della facilitazione, dove un esperto esterno e non coinvolto nelle dinamiche di gruppo, viene invitato a sbrogliare i nodi comunitari per farli fluire verso la soddisfazione reciproca. In definitiva il cohousing è lo strumento del moderno abitare collettivo per coltivare le relazioni umane mantenendo un equilibrio fra il sociale ed il privato, fra l’intimità e la convivialità.

Maurizio Mastrogiovanni è presidente dell'associazione Cohousing in Toscana.
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