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La testimonianza di Antonio, giocatore compulsivo

Come si arriva al gioco patologico? Lo abbiamo chiesto ad Antonio, che oggi ha 35 anni e da 6 anni partecipa agli incontri organizzati dal gruppo Giocatori Anonimi di Firenze.
Mi sono avvicinato al gioco per noia, non sapevo come impiegare il mio tempo; un giorno un amico mi portò in una sala corse e da quel momento non sono più riuscito a starne alla larga. Impiegavo tutte le energie nel gioco: trovare la macchinetta fortunata, il gratta e vinci che poteva risistemare le finanze, il cavallo più in forma, ogni scusa era valida e sembrava più che plausibile per giocare. Il gioco veniva anteposto a tutto e a tutti. La vita sociale non esisteva più, dei familiari non ricordavo nemmeno i volti; li sfuggivo per non dover raccontare come passassi il tempo e giustificare le clamorose perdite finanziarie. Non riuscivo a smettere di giocare fin quando non rimanevo senza soldi. Ho toccato il fondo quando ho rubato soldi ai familiari; mi raccontavo che con la sicura vincita avrei restituito tutto. Vivevo in un mondo parallelo, fondato su bugie e fantasie.

Che cosa l'ha spinta a partecipare ad un gruppo di auto aiuto?
Iniziai a perdere il sonno, sul lavoro venni richiamato per scarso rendimento e attenzione, i familiari non mi riconoscevano più e iniziarono a rendersi conto delle mie bugie. Così mi dissi che era giunto il momento di chiedere aiuto. Finalmente la parte sana di me mi ha dato la forza di riconoscere di avere un problema e ho iniziato a cercare qualcuno o qualcosa che potesse aiutarmi ad uscire da questo tunnel. Il sito dei Giocatori Anonimi e tutti gli incontri che ne sono seguiti sono stati la mia salvezza.

Che tipo di sostegno ha trovato nel gruppo Giocatori Anonimi di Firenze?
Alle riunioni ci sono persone che hanno vissuto in prima persona le mie stesse esperienze, le mie stesse sensazioni, la mia stessa solitudine, e raccontato le medesime bugie. Lì non devo impressionare nessuno. I racconti degli altri diventano la forza e l'esempio per tutti. Da solo non ce la puoi fare, ma quando ti rendi conto che tante altre persone hanno passato o stanno passando i tuoi stessi drammi allora capisci davvero che l'unione fa la forza. Iniziano rapporti di amicizia, sai che ci sarà sempre una voce amica che saprà ascoltarti senza emettere giudizi, e solo allora ti accorgerai che puoi riprendere in mano la tua vita e apprezzare nuovamente il sorriso dei tuoi cari, dei tuoi figli, e riscoprire il sapore buono delle giornate senza avere l'ossessione del gioco. Il percorso non è facile; il passato non lo puoi cambiare, sul domani non hai il controllo, puoi “solo” vivere un giorno alla volta al meglio delle tue possibilità.

Che cosa si sentirebbe di consigliare a chi gioca abitualmente per far fronte alle insidie del gioco d'azzardo?
Suggerisco soltanto di non sottovalutare il problema. Consiglio a chi gioca d'azzardo di rispondere alle 20 domande presenti sul sito www.giocatorianonimifirenze.it alla pagina “Test”. I giocatori compulsivi risponderanno di si ad almeno sette delle venti domande.

Per un'altra testimonianza di un giocatore compulsivo leggi il volume Cesvot Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento (cap. 5).

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