Storie

Omicidio stradale: a quando una legge?

Intervista a Stefania Guarnieri, presidente Associazione Lorenzo Guarnieri

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani e provocano il 75% dei traumi cranici (vedi dati): intervista a Stefania Guarnieri, presidente dell'associazione 'Lorenzo Guarnieri', che dal 2010 si batte per più efficaci politiche di sicurezza stradale e per una legge sull'omicidio stradale.

Come nasce la vostra associazione?
La nostra associazione nasce dal desiderio di ricordare nostro figlio Lorenzo, vittima innocente di alcol e droga passivi, e di difendere il diritto alla vita di tutti, ma soprattutto dei giovani, quando siamo sulla strada come pedoni, ciclisti, moto o automobilisti. Il tema della sicurezza stradale è sottovalutato nel nostro Paese, sia dal governo che dall’opinione pubblica, perché prevale l’idea che gli ‘incidenti’ siano frutto del destino e quindi in un certo senso inevitabili. Quasi la totalità degli scontri stradali, invece, è dovuta ad un comportamento sbagliato alla guida: velocità, distrazione, assunzione di alcol e droga... La priorità dei governi deve diventare quella di ridurre considerevolmente il numero degli incidenti e delle vittime attuando una seria politica di prevenzione. 

Da tempo chiedete, insieme ad altre associazioni, una legge che preveda il reato di “omicidio stradale”. Perché?
Chiediamo una nuova legge perché gli omicidi che avvengono sulla strada rimangono sempre impuniti. L’introduzione nel codice penale del reato specifico di “omicidio stradale” consentirebbe, nei casi di omicidio sotto l’effetto di alcol e/o droga, di uscire innanzitutto dalla categoria di “omicidio colposo”: chi guida dopo aver bevuto o essersi drogato fa male a se stesso e purtroppo anche agli altri e di questa scelta volontaria deve rispondere. Inoltre consentirebbe di aumentare le pene teoriche (8-18 anni) in modo da prevedere l’incarcerazione (oggi sostanzialmente il carcere non è previsto perché le pene effettive sono inferiori a 3 anni). E poi permetterebbe l’arresto in flagranza (peraltro previsto nei casi di furto!) e di togliere a vita la patente dopo il primo omicidio (oggi viene tolta dopo aver ucciso 2 persone!). La proposta di legge ha già raccolto oltre 60mila adesioni in tutta Italia. In questo momento è in discussione alla Commissione Trasporti della Camera, sostenuta dall’on. Mario Valducci. 

width=206Il Comune di Firenze ha approvato, su vostra proposta, il progetto David. Di cosa si tratta?
David è un piano sulla sicurezza stradale nel Comune di Firenze che si pone l’obiettivo di dimezzare il tasso attuale di mortalità sulle strade cittadine (23 persone all’anno) da qui a dieci anni ed evitare almeno 1000 feriti gravi. Il Piano prevede circa 35 azioni e, come esprime l’acronimo DAVID, prevede che il Comune intervenga simultaneamente su 5 aree: Dati e analisi (archivio georeferenziato e aggiornato sull’incidentalità), Aderenza alle regole (aumento dei controlli, nuove leggi), Vita e formazione (campagne informative e formazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro), Ingegneria (modifiche infrastrutturali), Dopo lo scontro (assistenza alle famiglie e analisi delle cause degli incidenti).

 A proposito di dati, recentemente avete denunciato gravi carenze nei dati Istat sugli incidenti stradali. Può spiegarci meglio?
Quando sono uscite nel 2010 le statistiche Istat sulla mortalità stradale abbiamo guardato subito il dato di Firenze che conosciamo bene. Nell’anno in cui è morto nostro figlio in città sono morte 24 persone, l’Istat ne riporta 16. Quindi 8 persone decedute (33%) sono state dimenticate e per l’Istat sono ancora vive. Una di queste è nostro figlio che nei dati Istat risulta ‘illeso’, mentre Lorenzo è addirittura morto sul colpo. La responsabilità di questa cialtroneria è da imputare a più soggetti: Polizia Municipale, Comune di Firenze, Sirss della Provincia di Firenze e della Regione Toscana e infine Istat. La sottostima non è un fenomeno solo fiorentino ma interessa anche altri comuni. Il problema dell’inaffidabilità dei dati è molto grave perché se non riusciamo nemmeno a contare i morti sulla strada difficilmente riusciremo ad affrontare seriamente questa che è una vera e propria emergenza sociale. Si è detto che in Italia la mortalità stradale è diminuita ma è evidente che l’affermazione è falsa visto che i dati sono fortemente sottostimati. 

Da tempo insieme all’Associazione Gabriele Borgogni offrite sostegno psicologico ai familiari delle vittime di incidenti stradali. Quali altre attività svolgete?
Diamo contributi ad altre associazioni di volontariato per finanziare progetti destinati ai ragazzi rimasti invalidi in seguito ad incidenti stradali. E poi, insieme all’Associazione Gabriele Borgogni e alla Polizia Municipale, portiamo la sicurezza stradale nelle scuole fiorentine e aiutiamo l’Associazione Generazioni Contatti a distribuire gratuitamente tra i giovani l’etiltest nell’ottica di promuovere una maggior consapevolezza perchè la guida di un mezzo può diventare un’arma micidiale.

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