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Stili di vita sostenibili, aiuto degli altri e cura del sé, inclusione, rispetto della terra, agricoltura sociale, filiera corta, relazioni umane, lavoro, economia alternativa.
Tantissime le buone pratiche che sono nate in questi anni intorno al cibo. Piccole rivoluzioni culturali, spesso marginali e di nicchia. Attività perlopiù svolte grazie alla tenacia, al coraggio, alla fantasia di persone che hanno saputo immaginare un mondo diverso.

Sono gli ingredienti dell'“economia civile e solidale”, un'economia che ritiene mutualità, solidarietà, partecipazione e rispetto principi meritevoli di trovare un posto dentro il mercato, permettendo così la nascita di nuove forme di impresa.
Percorsi nati nell'ambito del Terzo settore, dalle cooperative sociali del mercato equo e solidale alle associazioni che, intorno al cibo, hanno tracciato strade di inclusione sociale e lavorativa, strade di autonomia, di riscatto e di liberazione dallo stato di bisogno.

Noi abbiamo scelto di parlare di ristorazione sociale da diversi punti di vista: quello dell'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e dell'integrazione culturale; quello del rispetto della biodiversità e quello dell'accoglienza.
Infatti, in anni economicamente e socialmente difficili come gli attuali, pochi soggetti sociali sono capaci, come il Terzo settore, di mobilitare ricchezze e risorse avendo a disposizione meno soldi.

Come ha spiegato il sociologo ed economista Sachs in un suo intervento all'assemblea Terzo settore: gli errori, il futuro (Roma, ottobre 2009) “il Terzo settore sostituisce i soldi con la reciprocità, con la competenza, con l'impegno sociale e con la passione”. Sono le minoranze, le “nicchie sociali”, ad essere capaci di spingere verso il cambiamento, a proporre nuove pratiche e nuovi stili di vita. Anche se, spesso, sembrano marginali, utopistiche e non incisive. Ma non è così e le organizzazioni “non devono preoccuparsi di vincere ma di preparare le opzioni per il futuro”.
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