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Nel mondo 452 i siti di crowdfunding, 15 in Italia

Nel mondo sono 452 le piattaforme di crowdfunding, il 56% è basato in Europa. Secondo il Crowdfunding Report Industry hanno raccolto fondi per circa 1,5 miliardi di dollari e finanziato un milione di progetti solo nel 2011. In Italia sono almeno 15 le piattaforme di 'finanziamento partecipato', quasi tutte nate negli ultimi due anni, ad eccezione di Produzioni dal basso che, creata nel 2005, conta oggi 248 progetti attivi, 193 finanziati e oltre 20mila utenti (leggi l’intervista ad Angelo Rindone). Ad ottobre si sono date appuntamento a Roma a Crowdfuture, la prima conferenza italiana di crowdfunding.

Come mostrano i dati e come osserva Elena Zanella, si tratta di un fenomeno in crescita che però deve ancora 'radicarsi', soprattutto in Paesi come il nostro dove forte è il digital divide. Il crowdfunding ha grandi potenzialità perché rappresenta una forma di finanziamento collettivo aperto a cittadini, imprese ed enti non profit che può offrire una risposta alla carenza di risorse pubbliche e un’alternativa al prestito bancario. Ma non solo.

Dal Non Profit Report 2012, realizzato da ContactLab in collaborazione con VitaConsulting, sappiamo che in Italia le donazioni online sono in aumento e che i donatori si fidano sempre più della rete: il 46% degli utenti dona (o ha donato) online, uno su sei lo fa abitualmente; il 17% utilizza esclusivamente Internet per effettuare le proprie donazioni. Più in generale, l’80% degli utenti dichiara di utilizzare canali di pagamento online.

[caption id=attachment_4603 align=aligncenter width=477]width=477 Crowdfunding report 2012 - crowdsourcing.org[/caption]

La facilità di contatto tra chi dona e chi chiede donazioni e la possibilità di seguire in tempo reale l’andamento delle donazioni rappresentano due elementi di forza del crowdfunding che generalmente si basa sul modello ‘tutto o niente’: la somma richiesta deve essere raggiunta entro un tempo prefissato, se ciò non accade vengono anate le donazioni effettuate fin ad allora.

Diffondere, dare visibilità al proprio progetto è uno degli aspetti cruciali del crowdfunding. Come si legge su Eppela, la piattaforma fondata a Lucca, “per il successo di un progetto è fondamentale diffondere la notizia della sua pubblicazione attraverso email, social network, sms, chiacchiere con gli amici, piccioni viaggiatori... pensate che ognuno dei vostri contatti può trasformarsi in uno sponsor, e ciascuno dei suoi amici può fare lo stesso”.

Alcune piattaforme, soprattutto nell’ambito del non profit, offrono funzioni e servizi che vanno al di là del classico crowdfunding e puntano a facilitare la costruzione di ethic network, la partecipazione e la capacità di mobilitazione dal basso. Shinynote, ad esempio, si propone come un social network per veicolare ‘buone storie’ che si possono finanziare o anche solo ‘abbracciare’ condividendole su Facebook o Twitter (leggi le ‘storie’ promosse da Cesvot).

Uidu (dall’inglese we do, noi facciamo) offre un luogo di incontro a donatori, volontari, sostenitori: sul portale si possono inserire eventi e richieste di ogni tipo e grazie alla ricerca geolocalizzata rintracciare sul proprio territorio la richiesta o l’associazione più vicina. Far incontrare domanda e offerta di volontariato è lo scopo di Melpyou che, nato a Modena poco prima del terremoto, è diventato - come ci spiega Emanuele Bellini - un punto di riferimento per chi cerca e offre aiuto nelle zone colpite dal sisma.

Buona causa, invece, permette di sostenere un’iniziativa non profit in diversi modi: appelli, raccolte di firme, raccolte fondi e social-attivismo. Si può diventare attivisti di una causa inserendo un widget personalizzato sul proprio sito o blog oppure, grazie alla funzione “Mettici la faccia!”, aprire la pagina ‘testimonial’ e chiedere donazioni in occasione di matrimoni, compleanni, eventi sportivi, commemorazioni.

 

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